lunedì 22 novembre 2021

Era Covid - step 2

Che poi all'inizio era davvero terrificante. Tutti quei morti, l'assenza di terapie efficienti, la paura di non riuscire a trovare un vaccino in poco tempo, il dubbio di aver contratto la malattia dopo aver toccato il cibo al supermercato, la vita spazzata e spezzata di colpo. Tutto sembrava così irreale, uno tsunami che travolge persone ogni dove, senza fare distinzioni, se non per l'età. 

Questo era in principio.

Forse, ripensandoci, è stato il periodo più bello dell'era Covid, certo ci sono stati tanti morti, ma eravamo uniti, la sofferenza dei singoli era il pianto di tutti, la battaglia la combattevamo insieme, tutti  a casa, rispettando le regole, con poche eccezioni.

Molti iniziarono a scrivere sui muri delle strade, sui cartelloni appesi alle finestre, sui social la frase "andrà tutto bene".

E poi, poi è cambiato tutto.

Nulla è andato più bene. O meglio, il vaccino è stato trovato in tempi rapidissimi, le terapie per il Covid sono migliorate, i morti calati drasticamente. 

La vita ha ripreso a scorrere, non come prima, ma abbiamo potuto vivere l'estate in maniera tranquilla. Meno bene è passato il Natale, ma poi di nuovo è arrivata un'estate abbastanza normale, tra disinfettanti, mascherine e green pass, abbiamo potuto fare tante cose.

Ed eccoci qui, ad oggi.

Quando è cambiato tutto? Quando da "andrà tutto bene" siamo arrivati a dire "è tutto un complotto", "il Covid non esiste", "ci stanno uccidendo tutti", "il vaccino uccide più del Covid"?

Siamo in tanti su questo pianeta, la maggior parte della gente è responsabile e civile. Ma quella esigua minoranza che riempie i giornali, le tv e i social con l'arroganza dell'ignoranza di sapere quello che nemmeno gli scienziati sanno fino in fondo è davvero raccapricciante.

E così oggi viviamo nella era Covid 2, dove la maggior parte delle persone fa quello che può, in base alle nostre conoscenze mediche, e una minoranza invece è piena di rabbia e paura, e rifiuta qualsiasi aiuto in nome di una libertà senza confini.

Il Covid ha risvegliato in alcuni sentimenti molto istintivi, soprattutto quelli legati alla paura.

La paura dei cambiamenti, la paura di morire, la paura di non aver più tutto sotto controllo. 

Per placare queste paure, legate all'impossibilità di cambiare le cose, alcune persone si sono costruite mentalmente una realtà altra, dove esiste una soluzione facile al problema, dove è facile trovare un colpevole e una motivazione a quello che succede. Costrutti del genere possono poi rendere le persone rabbiose e violente verso la realtà che vivono.

Ed ecco le piazze con gente che urla, litiga e distrugge quello che trova. 

Persone, fino a ieri amiche, che non si parlano più o si guardano in modo diffidente perché hanno scoperto di avere opinioni diverse sul Covid.

I mass media propongono dibattiti continui su cosa sia giusto fare o non fare tra schieramenti diversi, tra urla, litigi e parole fuori luogo.

Però nessuno parla del disagio, della paura e della fragilità di chi urla, di chi crede che tutto sia un complotto perché non ha gli strumenti per affrontare la vita vera, imprevedibile e a volte spietata senza un perché.

Siamo tutti fragili, abbiamo tutti bisogno di aiuto prima o poi nella vita.

Rimanere umani oggi per me significa soprattutto venire incontro a chi oggi sta gridando il suo "aiuto" in modo arrogante e rabbioso.

Come fare per aiutarli? Non lo so, ma questa umanità divisa e contrapposta mi fa tristezza, mi dà idea che ancora una volta si stia perdendo l'occasione di crescere non come persone ma come un unico organismo che vive e respira su questo pianeta. 

Per salvarci dalla vera sfida del futuro, la crisi climatica, abbiamo bisogno ora più che mai di iniziare a cooperare e aiutarci. 

Chi salva una vita salva il mondo intero.

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